Parole e identità
Una famiglia. Una mamma, un papà, una bambina. Tutti e tre guardano un progetto, potrebbe essere quello della loro futura casa, potrebbe essere il progetto fatto dal papà architetto, il quale sta cercando inconsciamente di far piacere il proprio lavoro alla bambina. Sembra una famiglia felice come tante, come tante che si vedono in giro ma che poi a casa....la realtà cambia!
Quando un bambino nasce, è come un foglio bianco. Sicuramente hai fatto disegni, hai scritto delle lettere, hai fatto dei temi, prima in brutta copia con la matita e poi in bella copia con la penna. Hai dovuto pensare a cosa disegnare o cosa scrivere, poi, quando era il momento di trascrivere tutto quanto e consegnare il compito al prof. o consegnare le lettere a chi di dovere, hai prestato la massima attenzione a non fare errori. Magari qualcuno lo hai fatto ugualmente, ciò che è rimasto è solo un segno, una cicatrice sul foglio bianco.
Tu, fai la stessa cosa con tuo figlio mentre gli parli, l'unica differenza è che non puoi cancellare gli errori che "scrivi". Come e dove scrivi? In questo caso le parole che dici rappresentano le parole che scrivi sul foglio, il cervello di tuo figlio rappresenta il foglio bianco.
Hai una responsabilità enorme che forse nessuno ti ha mai detto. Molte delle parole che pronunci a tuo figlio, fanno sì che tu stia creando una sua prima identità.
Nella sua testa non c'è scritto nulla, il bambino associa alle sensazioni e stati emotivi che prova, le parole (le etichette che gli adulti gli danno) che apprende dall'esterno, dall'ambiente dove risiede, dalle persone che lo circondano. Ci sono, purtroppo, sempre più situazioni dove i docenti di scuola si pronunciano, anche verso di te, genitore, su apparenti problemi legati all'apprendimento o ad alcuni aspetti comportamentali del bambino. Tu genitore, giustamente, ti preoccupi dell'etichetta data a tuo figlio e lo porti da uno psicologo o figura idonea alla "problematica".
Ciò che voglio chiederti è una cosa: come parli con tuo figlio? Che parole usi specificatamente con lui quando non riesce, magari ripetutamente, a fare una cosa? Come ti atteggi con lui quando ti fa "arrabbiare"?
Sai, è molto facile, e non ti faccio una colpa visto che mai nessuno te ne ha parlato, scaricare le responsabilità agli altri quando il primo responsabile, nel bene e nel male sei proprio tu, persona adulta. Ogni qualvolta che usi il verbo ESSERE, e in modo specifico SEI oppure IO, lavori sull'identità della persona, di tuo figlio. SEI imbranato, SEI scemo, SEI timido, SEI un'incompetente, SEI grasso, SEI magro ...etc etc, sono tutte espressioni che vengono associate a un determinato comportamento. Ovviamente tutto ciò il bambino non lo sa, non ha i mezzi per difendersi e inizia così a riconoscersi sempre di più in quelle etichette che tu stesso hai scritto nella sua testa. Ovviamente il fatto di riconoscersi farà si che rafforzerà quel comportamento e inizierà a dire "..IO sono grasso, IO sono magro, non faccio i compiti perchè SONO stupido...etc etc". La mia domanda è: chi è responsabile? Questo tipo di foglio non lo puoi buttar via, non puoi cancellare ciò che hai scritto , sappi, che purtroppo spesso rimangono delle cicatrici che quando tuo figlio sarà grande, te ne accorgerai.
Ci sono molte altre cose da dire, ci sono molti altri fattori che agiscono sull'identità oltre alle parole, ti voglio far pensare solo a una cosa: tuo figlio è il riflesso di come gli hai parlato e di come ti sei comportato con lui, nel bene e nel male. Fermati un attimo, osservalo...guardalo....ASCOLTALO.... e fai la stessa cosa su di te quando sei stato con lui.
Crea il più bel disegno, scrivi la più bella lettera d'amore sul quel grandissimo foglio bianco, perchè questa è la testa di un bambino, un foglio bianco.
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